“Bisogna che lavori su questa cosa”: una dichiarazione di lentezza

Stamattina, facendo coaching con una ragazza, ho tratto ispirazione per aggiornare questo articolo rispetto alla sua versione dell’estate scorsa, aggiungendo una metafora che potrebbe essere particolarmente persuasiva almeno per chi ha avuto debitori “cronici”. Buona lettura.

Immagina di essere un creditore di una importante somma di denaro nei confronti di qualcuno. E che quel denaro ti sia indispensabile per fare un investimento importante. I soldi ce li ha. Se la matematica non è un’opinione, potrebbe pagarti anche subito. Ma ogni volta che solleciti il pagamento di quel debito, questa persona ti spiega perché non può ancora pagarti, promettendoti di farlo prima possibile. Poi un giorno ti soffermi a pensare meglio a questa storia, e ti accorgi che tutte le sue spiegazioni, prese singolarmente, ti sembravano ragionevoli e ti hanno ammansito ogni volta… solo che tutte queste ragionevolissime spiegazioni si susseguono da 2 anni. Realizzato ciò, la volta successiva che solleciti il pagamento e hai come risposta non il tuo denaro, ma una spiegazione, continui a vedere di buon occhio l’ennesima proroga? No.
Adesso immagina che ogni cambiamento della tua vita che hai sempre ritenuto giusto fare sia un debito che hai nei confronti di Dio, o del tuo sé superiore, o del te futuro.

Cosa ti fa pensare che il tuo debito sia differente? E che le ragionevolissime spiegazioni con cui giustifichi l’ennesimo rimandare / rallentare / condizionare il tuo cambiamento anziché

FARLO E BASTA

possano essere ritenute valide?
Nulla.

Inoltre l’essere umano è così bravo a rimandare che quando viene beccato (o auto-beccato) a farlo di continuo, trova il modo di giustificare la cosa sostituendo la parola “rimandare” con “ci sto lavorando”. E “ci sto lavorando”, tornando all’esempio del debito di denaro, è straordinariamente efficace: un po’ come dire “Certo che te
lo do i soldi, mi becchi proprio mentre stavo andando a prelevare”. La cosa sta già accadendo, ma non è ancora completata. Però sta già accadendo. Magari un passettino alla volta. Minuscolo. Insignificante. Chissà poi se davvero nella direzione giusta.

Se poi si vuole ottenere il top della pachidermica inerzia si può sempre prendere la proiezione nel futuro e il concetto del “lavorare” sommandoli insieme: “Bisogna che lavori su questa cosa”. Tutto sarà lento, e comunque comincerà chissà quando.

“Bisogna/Devo/etc” = sarebbe opportuno che lo facessi = Può darsi che un giorno lo faccia, chissà = Magari lo farò nella prossima vita

“Lavorare” = Trattasi di una cosa lunga, impossibile prevedere quando verrà realizzata

Insomma, affermare di “dover lavorare” su un certo aspetto di sé spesso è segno che l’ottimo proposito non ha alcuna possibilità di sfondare lo spesso muro di procrastinazione cronica; segno che si sta parlando di un lungo processo per non parlare della vera necessità: una decisione.

E quando “lavorare” è un consiglio per qualcun altro?

Chi dice a un interlocutore “Su questa cosa devi lavorarci”, se disgraziatamente gode di una grande autorità nei suoi confronti, rischia di installare o rafforzare in lui la convinzione che il suo cambiamento sarà lento… molto lento.

È invece importante, nel dubbio, assumere che sia possibile da subito quel cambiamento o almeno il primo passo per ottenerlo. Chi ben comincia è a metà dell’opera. E nel caso del miglioramento personale, “ben cominciare” significa anche e soprattutto cominciare subito.

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