L’altruismo non esiste? Sano egoismo? Perversità psico-linguistiche

lampada-egoismo-altruismoQuesto articolo contiene alcune considerazioni sui termini “Altruismo” ed “Egoismo”. Potrebbe avere un’utilità pratica nel caso in cui, concordando con quanto ho scritto e trovandoti a conversare con chi la pensa diversamente, tu decida di risparmiare tempo e/o fiato suggerendo semplicemente di visitare questa pagina. Nel caso invece qualcuno ti abbia inviato qui a tale scopo, l’utilità per te (se t’interessa) è conoscere un altro punto di vista e magari cambiare idea… ciò sarebbe indice di grande elasticità mentale, perché per far cambiare idea a qualcuno è utile di solito esser gentili, e io non lo sarò granché 🙂

Non so quanto le persone abbiano opinioni diverse su altruismo ed egoismo, ma credo che sbrogliando la questione dal punto di vista terminologico le idee si possano schiarire anche nella testa di chi le ha confuse  dal punto di vista concettuale.

Hai presente lo spauracchio dei bravi comunicatori, che secondo qualcuno sarebbero abili quanto malefici nel riuscire a farsi dare ragione anche quando non ce l’hanno grazie a un sapiente uso del linguaggio? Ammesso che esistano (io la vedo da un’angolatura un po’ diversa, cioè credo semmai esistano analfabeti che abboccano), essi sono niente in confronto a chi il linguaggio lo conosce poco, lo storpia e fonda la propria tesi filosofica proprio sulla base di tale storpiatura.

Scrivo questo articolo perché sono un po’ stufo di sentire/leggere affermazioni del tipo

Anche chi fa del bene lo fa per un proprio tornaconto egoistico, e cioè sentirsi in pace con sé stesso“.

Facendo del bene agli altri ci si può sentire bene. E allora? È normale che un’azione sia finalizzata a un certo risultato; questo risultato è finalizzato a un altro risultato ancora, che a sua volta è finalizzato a … etc etc, e la finalità ultima è sempre sentirsi bene (sentirsi male è la penultima in un atto masochistico). Questo non è un buon motivo per eliminare dal vocabolario la parola “altruista”, o dire che l’altruismo non esiste. A chi sostiene una cosa del genere bisognerebbe chiedere se con questo intende dire semplicemente “Nessuna persona è altruista” o “L’altruismo è una contraddizione in termini”. Analizziamo entrambi i casi:

1) “Nessuna persona è altruista“, e cioè tutte le persone apparentemente altruistiche fanno del bene per un proprio tornaconto di coscienza. Secondo questa visione l’altruismo significherebbe fare del bene senza da ciò ricavare alcun piacere, né tutelarsi da alcun fastidio. Ma visto che gli esseri viventi normalmente compiono le azioni in conseguenza di una propulsione (ricerca del piacere e della coerenza o fuga da dolore ed evitamento dell’incoerenza), che in altre parole è la volontà, allora l’altruismo così inteso sarebbe una patologia mentale che fa agire senza voler agire. E la parola “altruismo” no, non è nata per indicare uno stato patologico del genere.

2) “L’altruismo è una contraddizione in termini“. Questo può affermarlo chi ha equivocato il concetto di altruismo, che è chiaro alle persone semplici, è chiaro alle persone intelligenti ma a quanto sembra è poco chiaro a quelle persone di mezzo che per voler elevarsi a filosofeggiatori ottengono l’effetto di abbrutirsi.

Per non strafalcionare sull’altruismo, per non inventarsi che si tratta di una contraddizione in termini è sufficiente intendere questa benedetta parola facile facile come il comune buon senso lo intende, e cioè:

Altruismo = Comportamento basato sul piacere di far ottenere agli altri un beneficio, senza che ciò necessariamente porti a sé altri vantaggi (beni economici o materiali, miglioramento della relazione, eliminazione di un senso di colpa, buona reputazione, etc).

È una contraddizione in termini? No.

Esistono persone così? Sì.

Esiste l’altruismo? Sì.

È apprezzabile l’altruismo, inteso come su descritto?

Secondo me sì.

Un’opera buona può far sentire bene chi la compie, e “ciò nonostante” 🙂 la apprezzo. Anche questo è un concetto comprensibilissimo anche da una persona semplice, ma ogni tanto tocca sentire il “negaltruista” di turno che addirittura arriva ad affermare che “l’altruismo è comunque egoismo”…

…ignorando o fingendo di ignorare il significato di “egoismo”:

Egoismo = Atteggiamento di chi, perseguendo il proprio interesse, dà troppo poca importanza al bene altrui.

Già: “troppo poca” importanza. E siccome “troppo” è un concetto soggettivo, altrettanto è soggettivo il concetto di egoismo. Come ben si sa. Altrimenti non avverrebbe mai, fra parenti, amici colleghi, etc, alcun litigio o discussione di tema etico riguardo chi ha diritto o dovere di fare o ad avere che cosa.

Questo in risposta alle persone che affermano che nel fare del bene agli altri c’è sempre e comunque egoismo.
C’è sempre, questo sì, un vantaggio per sé (reale o presunto, più o meno conscio). Cosa non condannabile in generale. Dunque è improprio usare il termine negativo “egoismo”.

Già. “Egoismo” è un termine NEGATIVO. Peccato doverlo specificare, anche questo. Ma lo faccio in quanto, ahimè, ho sentito e letto deliri tipo:

Egoismo… ma non inteso in senso negativo, eh… Intendo un sano egoismo, nel senso di amore per sé stessi prima che per gli altri, perché non si può amare gli altri se non si ama sé stessi…

Vero amore per la violenza ci vuole, per cercar rissa in questo modo con la lingua italiana che se ne stava lì buona e offriva tanti altri modi per indicare l’innocentissimo perseguimento dei propri interessi: “amore per sé stessi”, “seguire i propri obiettivi”, “rispettare i propri valori”, etc. E invece che fa l’original language fighter? Va a prendere la parola “Egoismo”, palesemente negativa, e ne stravolge il significato. Sì, è palesemente negativa, la parola “Egoismo”, perché è negativa sia secondo i dizionari, ed è negativa secondo il linguaggio comune.

Ad esempio nessuno, in nessun contesto, sentendosi dire “Sei proprio un egoista” lo considererebbe un complimento equivalente a “Bravo, hai un grande amore per te stesso, e questo è un bene”.

L’ipocrisia di mister “sano egoismo” non riguarda solo una questione psicolinguistica, ma anche concettuale: come ho ricordato, lo strambo neo-linguista si prende anche la briga di sminuire l’altruismo, affermando semplicemente che dal punto di vista emozionale si tratta comunque di una tendenza a far del bene a sé stessi. Come se fare un favore per trarne un diretto piacere emozionale fosse da un punto di vista etico equiparabile a fare un favore SOLAMENTE per avere in cambio un altro favore. Fra quest’ultimo atteggiamento (neanch’esso, fra l’altro, necessariamente deplorevole) e far del bene per trarne soddisfazione, quindi altruisticamente, c’è una differenza, e questo è chiaro praticamente a chiunque, dato che chiunque apprezza di più un favore fatto per il piacere di farlo rispetto a un “do ut des”. Chi nega questa evidente differenza probabilmente lo fa allo scopo più o meno conscio di giustificare un atteggiamento egoistico percepito come colpevole.

…E sotto sotto prova piacere da un lato a “sminuire i buoni” (anche se non esplicitamente), dall’altro a dichiararsi un po’ “cattivo” (anche se a parole spiega che di cattiveria non si tratta). È, in fondo, il divertimento della provocazione, che ricorda i bambini quando manifestano invidia per la bravura altrui e quando assaporano il gusto di dire le prime parolacce.

Un consiglio?

Prima di sostenere una tesi che ha fra i temi centrali la terminologia con cui si descrive il funzionamento della mente, assicurati di conoscere davvero le parole che chiami in causa.

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