La falsità fa male alla salute

In questo articolo: 1) un’insolito chiacchieruccio su me stesso; 2) alcune considerazioni; 3) il consueto consiglio per te. Buona lettura (se ti va).


No, no, No,  NO, Assolutamente non sono una persona seria. Non lo sono mai stato e non ho mai voluto esserlo. Se dico sul serio? No. hehe.
Non completamente. Ma che importa?

Di solito non è bellissimo simpaticissimo autocelebrarsi, ma io per oggi posso: è il decimo anniversario della mia laurea, e di conseguenza niente censura all’autoincensante e al contempo stupida domanda: se la serietà non è roba per me, possibile che mettendo le mani addosso a qualcuno io gli faccia passare un dolore, o che una persona inizialmente incerta su una decisione da prendere, dopo aver fatto life coaching col sottoscritto scrivente ha capito cosa vuole e cosa fare?

Mia risposta: la serietà non serve. La serietà è fra i più tristi equivoci delle parole neolatine. Il vocabolario Treccani dà questa definizione di “serio”: Che ha o rivela impegno, ponderatezza, attenta considerazione, pacata gravità, comunque un atteggiamento opposto o lontano da qualunque scherzo e ilarità […]

Prima di controllare pensavo di trovare due definizioni: una come sinonimo di “impegnato”, e una come opposto di “scherzoso”. Il che comunque non avrebbe risolto il triste equivoco psicolinguistico che comunque esiste nella nostra cultura (perché il linguaggio ha una forte influenza nella cultura). E invece… peggio. Nella stessa definizione, il Treccani mescola i due significati. Come se realmente “impegnato” fosse un concetto di per sé opposto a “scherzoso”.

Non ti sembra follia? Non sarà che sono utili l’onestà, la gentilezza, la competenza, la responsabilità, la disponibilità, l’affidabilità, l’empatia, la trasparenza, i Dream Theater, mentre in mezzo a tutte questi elementi la serietà è la risposta esatta in un giochino di enigmistica del tipo “trova l’intruso” ?

Sarà che “affidabile, responsabile” come sinonimo di “serio” è un equivoco linguistico e culturale che ha rovinato la vita a milioni di persone?

Secondo me sì.

E a proposito di trovare gli intrusi, ce ne sono 2 nella bibliografia della mia tesi di laurea. Ho deciso di celebrare il 10° anniversario rivelando la verità a chi ancora non la conosce: quella mattina, davanti alla commissione, citai come autori di studi sull’idrokinesiterapia per il recupero post-operatorio di protesi di ginocchio i signori LaBrie e Myung. Che in realtà non sono ricercatori scientifici, ma il cantante e il bassista dei Dream Theater.

Se fossi serio sarei falso. Ci ho provato. Ho retto pochissimo. Non ce la faccio. E sono contento di non avercela fatta. Perché se ce l’avessi fatta avrei in qualche modo “truffato” le persone con cui ho avuto a che fare.

Certo, sono serio su certi argomenti: quelli che riguardano grandi sofferenze. Tragedie. Ingiustizie. Il che non c’entra nulla con l’essere seri su tutto il resto.

Non sto dicendo che nelle mie sedute di fisioterapia e sessioni di life coaching indosso un fiore spruzza-acqua o soffio su trombette srotolo-fischiette di carnevale, né che io debba trovare da sghignazzare per qualunque cosa.
Solo che non sento l’ansia né di pubblicizzare, ma neanche di nascondere alcuni lati di me stesso e della mia storia: la citazione dei Dream Theater sulla bibliografia della tesi, il videoblog MalaSpeak, le esternazioni licenziose o trash che scrivo su Facebook (riservate agli amici, ok, ma non rifiuto alcuna richiesta di amicizia salvo grandi e moivate antipatie, quindi diciamo che sono quasi publbiche) o dal vivo, di cui spesso solo chi mi conosce bene capisce il senso completamente.

Oggi mi sembrava una buona occasione per dare un esempio di trasparenza. Io non sono serio. Take it or leave it.

Un outing 🙂 del genere naturalmente è solo un esempio su come si può scegliere di essere veri, trasparenti.

Un altro esempio.

Guarda che divertente questo video. L’intervistatrice, rivolta a persone che hanno partecipato al Milano Fashon Week, chiede loro opinioni su vari personaggi della storia e della fantasia, fingendo che si tratti di stilisti. Gli intervistati rispondono tessendone le lodi e decantando il valore aggiunto che porterebbero nel mondo della moda.

Al di là della figura da tonti che hanno fatto gli intervistati, ti invito a una riflessione:

a che serve mentire per uniformarsi alla massa (anch’essa probabilmente finta in buona parte)?

Cercare di apparire come buon conoscitore di un argomento mentre non ne sai quasi nulla, far credere che ti piaccia qualcosa quando invece ti fa schifo o ti lascia indifferente, far credere che un’opera d’arte o un’attività ti diverte mentre invece ti annoia, far credere a quella ragazza che hai voglia di conoscerla e invece vuoi solo penetrarla, etc, porta a due possibili conseguenze: l’interlocutore ti crede o l’interlocutore non ti crede. In entrambi i casi dai un’immagine di te falsa:

– appari falso, nel caso in cui chi ti ascolta non abbocchi alla tua menzogna

– …oppure appari come non sei, nel caso in cui ti creda.

La falsità a un qualche livello arriva alle persone che ti stanno intorno. Arriva loro a livello energetico e subliminale, sempre che l’interlocutore non si accorga coscientemente che stai mentendo. Almeno alla lunga, quasi tutte le bugie peggiorano il tuo rapporto con gli altri e non servono a procurarti relazioni soddisfacenti.

Vengo ora all’aspetto descritto nel titolo, la tua salute. Alcune considerazioni su cosa secondo me accade quando menti, dove per “mentire” mi riferisco a dire bugie ma soprattutto cercare di apparire diversi da quelli che si è:

  • Ogni volta che menti per apparire in modo diverso, consciamente o no ti auto-invii il messaggio “Così come sono non vado bene”, messaggio DEVASTANTE psicologicamente ed energeticamente. Pensa a quanto può influire sulla salute se ripetuto per anni.
  • Una vita in cui senti costantemente la necessuità di nascondere qualcosa a qualcuno è stressante (specialmente se questo qualcosa è come tu sei veramente), e com’è noto lo stress si traduce in varie patologie fisiche, prime fra tutte quelle cardiocircolatorie.
  • Come emerge dai test di kinesiologia applicata, quando diciamo una bugia o manifestiamo incoerenza ci indeboliamo muscolarmente. Una pedana stabilometrica mostra anche un peggioramento della coordinazione. E questi sono solo gli elementi osservabili dall’esterno e nell’immediato. Cos’altro succede a livello fisiologico, soprattutto a lungo termine non lo so, ma andando a senso direi che non si tratta di nulla di buono.

Nota: tutto quanto ho scritto fin qui non c’entra con la volontà o no di cambiare e migliorarsi. Evviva il cambiamento, evviva il miglioramento, evviva l’evoluzione personale. Ed al contempo evviva la trasparenza, quando è opportuna. E cioè quasi sempre. Comunque molto più spesso di quanto purtroppo tante sono portate e sono state indotte a credere. Non crederci. Era uno scherzo. Un brutto scherzo.

Quindi il mio consiglio è:

se non è strettamente necessario, dì sempre la verità e sii sempre trasparente. Con educazione, s’intende.

Ad esempio, nessuno si sarebbe offeso o scandalizzato di fronte a un intervistato che avesse risposto “Ho partecipato a questo evento perché mi piace la moda, ma non sono un esperto… non farmi domande con riferimento ai nomi degli stilisti perché non me ne ricordo neanche uno!”

Voglia di essere accettati? In una società piena di formalità e falsità di circostanza, essere sinceri è una preziosa rarità che gli altri non si aspettano, e a cui potrebbero rispondere con una positività parimenti inaspettata.

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